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      Questi rise, pagò e se ne andò a dormire. Fece tutto un sonno, malgrado i ripetuti assalti di un esercito di animaletti domestici, che non erano precisamente gli amici dell'uomo. Ma, prima dell'alba, balzò giù dal letto, si vestì e, in punta di piedi, scese nella cantina.
      Quando l'oste si recò a svegliarlo, vide che il letto era vuoto.
      - Bah!, - disse; - giust'appunto ha pagato.
      E s'avviò a spillar vino.
      Madonna santa! Sul suolo c'era un metro di liquido: e le botti vi galleggiavano come zucche vuote.
      L'oste si strappava i capelli.
      - Brigante! Brigante!, - gridava.
      E non c'era verso di capire se parlasse d'altri o di sè stesso.
     
     
     *

     
      Il giovane mal vestito chiese ospitalità, per una notte, a un ricco fattore. Quattrini non ce n'erano più. Dunque, bisognava aggiustarsi alla meglio.
      - Mi sembrate in cattivi arnesi, quel giovane!; - gli disse il fattore.
      - Si fa quel che si può, - rispose l'altro stringendosi nelle spalle.
      - Siete grande e robusto. Perchè non cercate lavoro?
      - Magari venisse! Ma chi mi piglia?
      - Vi prendo io, se volete. Ne ho già parecchi da mantenere; ma, per aiutarvi.... Badate che di fatica ce n'è molta, ma molta!
      - Eh, con queste braccia!, - esclamò il giovane.
      Il fattore rise. Poi soggiunse subito, strizzando gli occhi come se trangugiasse un boccone troppo voluminoso:
      - Potrò darvi pochino pochino. I tempi sono così duri, anche per noi proprietarii! E poi, dovete riflettere che vi prendo proprio per buon cuore, per non lasciarvi in mezzo alla strada.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119