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      Con i denari del primo mese d'affitto nella saccoccia, egli corse dalla moglie saltellando come uno sbarazzino.
      - Sai?, - le confidò. - M'è capitato un pigionante, che fa proprio per noi. Ha certe spalle! E poi, sembra ricco; e non bada a un soldo di più o di meno. Adesso, dormiremo tranquilli. E potremo, qualche volta, andarcene a passeggio, di sera: a teatro no, perchè costa troppo.
      Il giovane non tardò ad affiatarsi. Parlava di politica col giudeo, di mode con la moglie e di poesia con la figliuola, che chiudeva l'occhio guercio e lo stava a sentire come se si fosse trattato di un oracolo. Il vecchio, vedendo che fra i due era nata una gran simpatia, salterellava ogni giorno di più e con tutto il suo potere favoriva i colloqui.
      - Vada dalle mie donne, - diceva spesso al giovane. - Si annoiano tanto, poverine, sempre chiuse in casa, sempre a lavorare. Mi si spezza il cuore, creda, se ci penso. E vorrei portarle a distrarsi. Ma i divertimenti costano troppo! Vada lei a tenerle allegre. Specie la mia figliuola, ne ha proprio bisogno. Ed è così contenta di stare in sua compagnia! Se sapesse che lodi, dopo! Quasi quasi, alle volte, m'arrabbio. Dice, si figuri, che lei è un poeta. Non sarà mica vero, eh? Un uomo di giudizio come lei! Ma la mia figliuola ne è convinta. E a questo mondo si deve vivere anche un po' di illusioni. Del resto, se fosse proprio vero, ma non ci credo, sa, se non me lo giura, avrebbe trovato il guanto per la sua mano, perchè la mia figliuola, a dirla in confidenza, legge un libro com'io berrei un uovo e scrive anche versi, ma di nascosto, altrimenti sarebbero scappellotti.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119