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      La vedeva sovente per le scale o in cortile, rispondeva con un cenno del capo al saluto, e passava oltre. Invano la ragazza si pettinava sempre con cura, teneva la veste rammendata e pulita, turava i buchi delle calze e mostrava fino al gomito due braccia bianche come la neve.
      - Rigovernatura!, - borbottava il padroncino allorchè, per caso, i suoi occhi si posavano sulla domestica.
      Ma un giorno questa gli gridò dietro, ridendo:
      - Padroncino, attento a non infarinarvi la punta del naso!
      Il giovane si fermò di botto, rifece i passi, s'avvicinò alla ragazza.
      - Cosa volete dire?, - domandò.
      - Chiedetelo alla bella mugnaia, ch'è sempre in ghingheri, ma tiene tanto di farina sul viso!, - rispose lei ammiccando con malizia.
      - Oh! Oh! Sembra che vi sia venuta l'esperienza!, - brontolò il giovane.
      - Sicuro che m'è venuta! E adesso so anche perchè le ragazze devono aver paura del lupo.
      - Chi ve l'ha insegnato?, - la interrogò il giovane già mezzo ridente.
      - Voi, padroncino. E anche la bella mugnaia, che porta i nastri e i guanti come le signore della città.
      - Se non vi spiegate, guai a voi!; - esclamò il giovane ridendo del tutto.
      - Eh, padroncino! Conosco una certa querce, a un tiro di pietra dal mulino, che se potesse parlare!
      Poi, a muso tosto, domandò:
      - L'avete imparato dai piccioni a beccarvi?
      Il giovane sbottò in una risata, che sembrava un colpo di cannone. Poi, corse via senza voler sentir altro.
      Da quel giorno, i due cominciarono a scambiar qualche frase. Anzi, a poco a poco, il giovane si confidò. S'annoiava a morte, in campagna: ma doveva starci per contentare il padre e ottenerne molti quattrini per quando, nell'inverno, fosse tornato in città, fra persone a modo.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119