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      Dunque? Faceva un dito di corte alla mugnaia, perchè quella lì, almeno, sapeva adoprar la cipria.
      - Avete ragione, padroncino; - diceva la ragazza. - Anch'io vorrei uno straccio di amoroso, che non fosse come gli zotici di queste parti. Ma dove lo pesco?
      Il padroncino per un poco si divertiva ad ascoltarla; ma, ad un certo momento, voltava di punto in bianco il dorso e filava via torcendo la bocca come se avesse ingoiato un bicchiere d'olio di ricino.
      L'ambiziosa finì col mangiare la foglia: e un giorno, senza preamboli, chiese al padroncino che la proponesse per cameriera alla madre.
      Radunò i pochi risparmi, si comperò un abito modesto, ma elegante, una cuffietta coi nastri di raso e un paio di scarpini con un palmo di tacco: e preparò le batterie.
     
     
     *

     
      La castellana non rifiniva mai dal portare ai sette cieli l'abilità e il garbo della sua nuova cameriera. Un gioiello, proprio! Peccato che non fosse nata da buona famiglia: bella, gentile e intelligente com'era, avrebbe trovato fior di gentiluomini disposti a sposarla.
      Anche il giovane sbalordiva. Possibile che quella graziosa figurina, ben agghindata, ben incipriata, ben calzata, fosse la pastorella seminuda e la domestica frittellosa della vigilia? Però, dopo qualche giorno non ci pensava più. E non ci avrebbe pensato più per un pezzo se certi sospironi lunghi, che la ragazza di quando in quando tirava, non gli avessero ficcata in corpo la curiosità di conoscerne il motivo.
      - Vi trovate male nel nuovo posto?, - le domandò.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119