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      - È un vero prodigio!, - sentenziò il direttore. - Ma, adesso, bisogna che mi proviate di aver sul serio la stoffa del critico. Buttatemi giù un bell'articolo di stroncatura.
      Il giovane sonnacchioso strinse le palpebre per celare il lampo di gioia dei suoi occhietti. Poi si collocò a tavolino e, in men che non si dica il pater nostro, compose una filippica, nella quale erano tre verbi, cinque sostantivi e duemila aggettivi peggiorativi.
      - Siete un portento, - dichiarò il direttore dopo aver letto quel po' po' di capolavoro.
      Il giovane sonnacchioso rialzò la testa, inturgidì il collo e disse con tono solenne:
      - Sono l'unico genio vivente.
     
     
     *

     
      I guai, ahimè, non tardarono a cominciare. Finchè si trattava di stroncature, le faccende procedevano lisce. Ma quei benedetti articoli laudativi, che bisognava pur scrivere di quando in quando, rappresentavano tante pietre d'inciampo.
      Qualcuno diceva: "La tale idea l'ho già veduta esposta", "Questo periodo l'ho già letto". Soltanto il poeta continuava a crollare il capo e a dichiarare che era tutta invidia. Ma un giorno gli cacciaron davanti agli occhi tre vecchie gazzette e un articolo del giovane sonnacchioso. E il brav'uomo dovè convenire che, togli di qui togli di là, patrimonio esclusivo del suo amico rimanevan soltanto quindici errori di morfologia e ventisei di sintassi.
      - Ih, quante storie!, - borbottò il giovane sonnacchioso allorchè riseppe l'incidente: - tutti i genii hanno copiato. Dunque?
      Ma corse ugualmente ai ripari.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119