- Farò il critico solo quando ci sarà da dir male, - dichiarò; - nel resto del tempo comporrò novelle.
- Ne avete già scritte?, - chiese il direttore.
- Nemmeno l'ombra, - rispose il giovane. - Ma non importa. Anche gli altri hanno dovuto cominciare.
E l'imbroccò nel segno. Ormai, aveva la replica per ogni rimbrotto.
- Questo spunto non è vostro.
- Ih, quante storie! È il tòno, che fa la musica.
- Ma, tolto lo spunto, non restano che piagnucolìi sentimentali e descrizioni da seminarista scappato all'aperto!
- Ih, quante storie! È la mia maniera.
Messa in tacere la folla, il giovane sonnacchioso deliberò di non protrarre più oltre il proprio ingresso solenne nel mondo letterario.
- Chi sa con che gioia mi accoglieranno quei poveretti; - pensava. - Non è mica facile poter contemplare un uomo che s'improvvisa novelliere in un battibaleno, mentre gli altri sudano sulle carte e consumano penne a furia di rosicchiarle e sembrano a tavolino tante partorienti! Non c'è da ridire! Son proprio l'unico genio contemporaneo!
Ma, che è che non è, i colleghi in letteratura, appena lo videro avanzare col suo collo teso e la testa rovesciata all'indietro, scoppiarono in omeriche risa. E peggio fu quando il giovane sonnacchioso, odorato il vento infido, curvò la schiena e diede alle flosce palpebre ampia libertà d'abbassarsi.
- Sei un buon figliuolo?, - sghignazzavano: - dunque giuocheremo a palla con te.
Se non se la fosse sgattaiolata lesto lesto, lo avrebbero sgonfiato appuntino.
Ma si vendicò, oh se si vendicò! Stroncò autori a destra e a manca, da mattina a sera, senza aver riguardi per nessuno.
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