Pagina (89/119)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sovente essa volgeva verso il giovane uno sguardo di muta interrogazione, poi apriva la bocca come se stesse lì lì per spiegarsi; ma subito la richiudeva e s'allontanava meditabonda.
      Un giorno i due cugini sedevano dietro un cespuglio di rose, al riparo da ogni orecchio od occhio indiscreto.
      Il poeta chiese pel primo:
      - Che cosa ti frulla per la mente da un pezzo a questa parte?
      La bella melensa chinò il capo, guardando il cugino di sotto in su.
      - Vorrei dirtelo, - rispose; - ma temo che tu non mi capisca.
      - Signora genio incompreso!
      - Signor genio ignorato!
      - Insomma, sai che c'è? Tienti ben chiuso il tuo enigma; e buona notte.
      Il giovane fece il gesto di alzarsi. Ma la bella melensa lo trattenne per una manica.
      - Bada ch'è una domanda seria, - dichiarò.
      - Sentiamo.
      - Ecco. Devi dirmi se gli uomini sono tutti uguali.
      Il cugino rise.
      - Ma che uguali!, - ribattè irrigidendo il collo. - C'è la gente del volgo, che vive terra terra e pensa solo a sgobbare e a mangiare; ci sono i borghesi che qualche volta guardano verso le stelle, ma dopo aver sbrigato le loro faccende e digerita la cena; e poi ci sono i poeti, che....
      La bella melensa lo interruppe.
      - Vedi che non capisci? Io alludevo al fisico.
      Il cugino spalancò la bocca.
      - Chiudila, se no t'entran le mosche, - suggerì la bella melensa: - e poi, medita la mia domanda e sappimi dire qualcosa. Ripasserò fra un mesetto.
      - Ma.... ma....
      - Non c'è ma che tenga. Il tuo naso non appare mica simile a quello d'un altro. Anche nel resto ci devon essere differenze.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119