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      - Che sciocchezza! Un uomo ne vale un altro!
      La bella melensa si rischiarò tutta di gioia.
      - Dunque, - insistette, - le diversità si mostran soltanto nel viso? Ma chi nasce storpio o, metti caso, gobbo?
      - Che c'entra? Parlavo di cose che tu non puoi sapere.
      La bella melensa si piegò in avanti, sfiorando con i morbidi ricci la fronte del cugino.
      - Perchè non mi spieghi?, - susurrò.
      Il poeta, per quanto sciocco, comprese che una sola spiegazione era possibile. Qualche petalo di rosa ondeggiò lieve per l'aria, poi venne a posarsi sui due.
      Povero poeta, non ne azzeccava mai una! Non erano ancora trascorsi cinque minuti; e già la bella melensa lo piantava in asso e fuggiva via rapida, allungando le labbra in una smorfia, che guai se il cugino l'avesse veduta!
     
     
     *

     
      Nel bosco, all'ombra di una querce, la bella melensa disse al gobbino:
      - Sai che ti trovo molto bello?
      E il gobbino rispose:
      - Adesso sì che sei una ragazza di spirito.
     
     
     *

     
      Da ciò s'impara che l'amore è una giostra dialettica, nella quale vince chi mette in campo i maggiori argomenti.
     
      BARBABLÙ.
     
      C'era una volta un uomo buono, ma buono, aiutatemi a dir buono. Poichè possedeva immense ricchezze e vasti terreni, si cercò per moglie la giovinetta più bella della contrada. Terminate le feste nuziali, il buon uomo condusse la sposa a visitare i suntuosi appartamenti del castello; poi, siccome era stato allevato all'antica e poco conosceva le faccende del mondo, le rivolse il seguente discorso:


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119