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      - Posseggo qualche risparmio, Eccellenza, e voglio spassarmela un poco.
      Il buon uomo non ci capiva più niente. Domandò spiegazioni al grande scudiere: e quello, invece di rispondere, si mise a tirar stoccate a destra e a sinistra. Domandò spiegazioni al capo-cuoco: e quello, invece di rispondere, con un solo colpo di spiedo infilzò una dozzina di tordi. Domandò spiegazioni al maggiordomo: e quello, invece di rispondere, alzò gli occhi verso il cielo e sospirò.
      Infine, si recò dalla moglie. Ma, mentre passeggiava conturbato su e giù per la camera, posò un piede su qualche cosa di molliccio, e, udito un grido di dolore e piegatosi, vide una mano d'uomo che si ritraeva in furia sotto il letto. Dà un balzo indietro, rovesciando un attaccapanni, dal quale subito sbuca e sgattaiola via un secondo individuo. Corre addosso alla moglie: e questa, alzandosi da sedere con stizza, scuopre una terza persona, che stava raggomitolata fra le ampie gonnelle.
      - Perchè tanto chiasso?, - strepita la donna. - In camera mia sono padrona di ricever chi voglio.
      Il buon uomo diventa pallido, poi livido.
      - È questa la riconoscenza?, - balbetta. - Nessuno ti voleva: e io t'ho sposata. Eri povera in canna, e io t'ho arricchita.
      - E a che mi servirebbe la tua ricchezza, - replica pronta la moglie, - se non l'adoprassi per pagarmi qualche passatempo?
      Il buon uomo spalancò la bocca, ma non potè spiccicar parola: agitò in aria le mani tremolanti, le raccolse intorno alla gola come se volesse liberarla da un intoppo, poi cadde di schianto al suolo.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





Eccellenza