Pagina (99/119)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il nostro ometto si diede un diluvio di pugni sulla zucca per convincersi d'esser sveglio, eseguì una serie di salti alla grillesca; poi sedè a tavolino per rispondere che accettava. Ormai, aveva imbroccata la strada buona e poteva fondare la propria impresa sovra un solido assioma editoriale: Il valore di uno scrittore è in ragione diretta della somma ch'egli offre.
      Per disgrazia o malignità della sorte, nessuno sembrò disposto a condividere questa opinione ottimista. Infatti, i librai restituivano i pacchi dei libri senza neppure sfasciarli, e i critici, senza alcuna deferenza per la formula editoriale, dichiaravano che la somma offerta da un autore è in ragione inversa del valore dell'opera.
     
     
     *

     
      Mezzo disperato, il nostro ometto, rinunciando alla parte di Mecenate della letteratura, deliberò di dedicare il proprio gruzzolo e la propria attività ad un'altra, ma del pari nobile impresa.
      Egli ragionava in questo modo:
      - Il genere d'arte, che procura maggior fama e guadagno, è il teatro. Non scriverò io stesso commedie per trecentotrentatre ragioni: e, innanzi tutto, perchè non saprei da qual lato rifarmi. Ma raccoglierò una compagnia di attori a mie spese e porrò in scena le opere degli ingegni ancora ignorati.
      E, per concludere il soliloquio, aggiungeva:
      - Poichè una commedia deve piacere al pubblico, ossia soddisfare i gusti normali della maggioranza degli uomini, sottoporrò i manoscritti al preventivo giudizio di un qualche cervello ben equilibrato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





Mecenate