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      Cammina cammina, i tre mariuoli finirono per sentirsi stanchi: e, di comune accordo, decisero di fermarsi. Mutarono vesti, si tagliarono i baffi e la barba: ma, in fondo in fondo, rimasero sempre gli stessi.
      Un giorno, seppero che un grande poliziotto privato aveva solennemente promesso dì acchiapparli tutti e tre, vivi o morti. Era un uomo terribile che, da un pizzico di tabacco, sapeva dirti quante pipate consumi in ventiquattr'ore, e, per un poco di fango rimasto attaccato ai tuoi tacchi, ti mandava dritto dritto in galera. Possedeva, di tutti e tre i mariuoli, le impronte digitali e quella delle scarpe, e conosceva il loro modo di russare. Ma non aveva mai visto nessuno dei tre: e, in attesa di poterli smascherare per mezzo di quei segni rivelatori, dormiva i suoi sonni profondi in un albergo della città.
      - Dobbiamo fuggire, - disse il primo mariuolo.
      - Dobbiamo andare a nasconderci, - disse il secondo.
      -Dobbiamo andare a cercarlo, - disse il terzo.
      Detto fatto, il primo mariuolo si presentò nell'albergo, ottenne una stanza col letto matrimoniale, proprio a sinistra di quella del poliziotto, gironzolò, annusò in ogni angolo e si comportò così bene, che diede nell'occhio al volpone. Subito il poliziotto scrisse sul proprio taccuino l'altezza approssimativa del mariuolo, la lunghezza del suo naso, il numero dei suoi starnuti, e poi corse a chiudersi in camera per meditare sovra le annotazioni. Non potè accorgersi, quindi, che il mariuolo, avvicinata una coppia in viaggio di nozze, aveva ottenuto, con un pretesto, di barattar di camera con gli sposini.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119