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      Com'è inzuccherato e salutifero il precetto: La virtù sta nel mezzo! Deve aver nitrito di letizia, puledro su verde praticello, colui che, per il primo, divinò questo rimedio per ogni cruccio, questo succoso impiastro per ogni ferita! Poichè la virtù sta nel mezzo, solo chi rimanga nel mezzo è virtuoso. Magnifico assioma, che libera l'infinito stuolo dei mediocri dalle melanconie dei desiderii vani e dai rodimenti della bile. E non importa che l'umanità, così livellata, diventi grigia moltitudine di formiche in attesa del colpo di scopa della morte e del capitombolo negli abissi del nulla. Non importa che il nostro globo sia qualcosa più di un formicaio appunto perchè, di tempo in tempo, dalle sue viscere nascon creature destinate a sbeffeggiare l'assioma e a mostrare l'inganno della panacea. Di secolo in secolo, la formuletta consolatrice è impiastro alle ferite di una mediocrità tormentata da desiderii inutili e da travasi di bile. E di secolo in secolo, nelle case virtuose, una teca, poggiata sovra un altarino, le serve di scrigno: e fiori di carta la fiancheggiano e ceri accesi le offron tributo di devozione e di fumo.
      È così dolce e semplice e facile, la virtù! È così dolce guardare, dal fresco propileo, quell'insolente chiacchierone di Socrate, che s'avvia sereno verso il tribunale e la condanna! È così semplice togliere un pane dalla ricca mensa e porgerlo, condito di sogghigni, all'iroso cipiglio di Dante! È così facile, sorbendo una tazza di camomilla in crocchio di persone morigerate, commentare, fra lazzi e risa, i torbidi amori di Baudelaire, i passi malcerti di Verlaine!


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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore
1924, pagine 58

   





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