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      Festose accoglienze ha, dovunque, l'attrice. Ma quanta miseria, nella cameretta di Boston, ov'essa, il 19 gennaio 1809, dà alla luce Edgar Poe! Spossata dalle grandi interpretazioni shakespeariane, troppo grevi per la sua fragilità fisica, e dalle studiose vigilie e dalle attese pavide e dalla fugacità dei trionfi e dal perdurare degli stenti, la giovane donna vivrà ancora due anni soltanto: e a lei il marito, etico, sopravviverà solo per pochi giorni.
      Tre bimbi rimangono, privi d'ogni aiuto: e si spegnerebbero anch'essi, nell'inedia e nell'abbandono, se qualche pietoso non intervenisse a raccoglierli e ad ospitarli. Il maggiore d'età, William, dotato di forte ingegno e di accesa fantasia, avrà un'esistenza turbolenta ed avventurosissima, che lo sbalestrerà in ogni parte d'Europa, ma lo farà morire, prematuramente, a ventitre anni. L'ultima, Rosalia, vivrà invece a lungo: fra le penombre e le nebbie di un'ottusità mentale inguaribile. Il secondo, Edgar, soccorso dalla dolce bontà di una donna, è adottato come figlio dal marito di questa, Allan, proprietario di un umil negozio di tabacchi, a Richmond. Cresce, il fanciullo, fra tenere cure e vezzeggiamenti: ma non tarda a mostrar chiaro precoce segno dei proprio cupo destino. Sin da quei primi anni, di fatti, egli ospita, nel fondo dell'anima, il germe della sensibilità e della melanconia, che dovran, poi, stimolarlo alla contemplazione lirica dell'amore e della morte, uniti l'uno all'altra indissolubilmente, e renderlo uguale a Leopardi nell'inspirazione funerea e nel disperato dolore.


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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore
1924 pagine 58

   





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