La dipsomania, essi affermano pomposamente, è ereditaria: quindi, istintiva. O beatissimi voi, poichè ignorate che il bevitore per istinto si trova esattamente agli antipodi del poeta che beve! L'uno facile e lieto avvicina le labbra alla coppa; ma quale penoso sforzo deve compiere l'altro e con quanta gratitudine accoglierebbe chi, iniettandogli nelle vene una sostanza oggi ignota, lo immergesse nell'obliosa letizia prodotta dall'alcool! È questo stesso brivido di raccapriccio di fronte al grossolano succo della vite, è un'uguale trepida speranza, che induce il poeta a tentare altri paradisi artificiali: l'oppio, per esempio. Come indusse Edgar Poe.
Aggiungono, gli scienziati, che il dipsomane è, quasi sempre, sin da fanciullo, un melanconico. O beatissimi voi, poichè non avete saputo, rovesciando i termini, coglier la verità! L'uomo che beve per istinto, il vostro dipsomane, insomma, è, quasi sempre, una faceta persona innamorata dei lazzi sgorganti, tra rosse schiume, dalla stappata bottiglia. Ma il fanciullo melanconico diverrà, domani, un bevitore, non per un imperioso pungolo dell'istinto. Diverrà un bevitore se la sua melanconia di poeta, derivante da una raffinata ed esasperata sensibilità, gli additerà un sol mezzo per abbandonare, di quando in quando, la greve armatura della tristezza: l'alcool.
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Ma le sregolatezze di Edgar e, sovra tutto, i debiti di giuoco dovevan sembrare intollerabili a un uomo parsimonioso e tranquillo come il buon Allan, Il suo sbalordimento si trasforma, ben presto, in sacra indignazione e questa dà luogo, rapidamente, a un'implacabile collera.
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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore 1924
pagine 58 |
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