E pomposo e, a volte, un po' ebro (oh, poco poco: quel poco necessario perchè la fisionomia assuma un'espressione meno triste, meno repulsiva per gli uomini normali, così pronti a subire il fascino della disinvoltura e della gaiezza!) si presenta innanzi agli individui autorevoli, che potrebber difendere la sua causa e ottenergli un posto comodo e uno stipendio, unico mezzo per vivere e scrivere senza l'assillo del bisogno. Nobil poeta illuso, egli crede di aver prodotta una forte impressione: e non sa che i personaggi autorevoli, dopo averlo trattato con benigna condiscendenza e accomiatato con una stretta di mano, torceranno il grifo con nausea e rideranno dei suoi panni lucidi e delle sue arie di principe spodestato!
Ma il cruccio più amaro è dovuto alla difficoltà di far accettare dalle rassegne i lavori letterarii e, se anche questi siano accolti, di ricavarne un compenso non umiliante. Oggi, un manoscritto di Poe vale somme rilevantissime. E, tuttavia, lo stesso Corvo gli fu pagato, in vita, dieci dollari. E nessuna rassegna di Londra volle stampare la novella Gli occhiali, se ben presentata ed elogiata da Dickens. E una rassegna americana, ricevuto Il cuore rivelatore, scrisse: "Se il signor Poe accondiscendesse a inviare articoli più pacati, sarebbe un collaboratore desiderabilissimo."
Sì, veramente! Nel martirologio di Edgar Poe (messia, che non ha lasciato nessun testamento per la semplice ragione che non aveva soldi neanche per pagare il notaio), si narra di un editore, il quale, dopo aver amichevolmente rimprocciato all'autor di Ligeia la sua testarda e insanabile originalità, gli preconizzava fior di quattrini purchè si acconciasse a fare della letteratura usuale, secondo il gusto e le bramosie del pubblico grosso.
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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore 1924
pagine 58 |
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