è vinta, finalmente.
Sono privo d'ogni forza,
lo so bene, e ho compresodi non potermi più muovere
mentre giaccio disteso.
Che importa? Cadde ogni peso.
Sto meglio, finalmente. "
Canto funereo. E, tuttavia, il cielo, quasi volesse schernire con un'ultima illusione l'impenitente sognatore, si rischiara di colpo. Tutte le apparenze fan credere che la dolorosa odissea sia terminata e che la fortuna sorrida di nuovo e definitivamente. Il grande ideale, perseguito per lunghi anni, la rassegna "Stylus", ove Poe potrà esplicare senza impacci la sua operosità di artista e di critico, è in procinto di trasformarsi in realtà. E una donna di Richmond, conosciuta e amata nei tempi della fanciullezza, Elmira, acconsente a sposare il poeta stanco e bisognoso di quiete. Poe parte da Richmond per recarsi a prendere Maria Clemm, fida amica e madre, che presenzierà indulgente alle nuove nozze di Eddy. Ma, nonostante le promesse del cielo e della fortuna e dell'amore, egli è tormentato da foschi presagi. "Parlava di sè come di un'anima perduta, senza speranza di redenzione", dice un testimone di quei giorni. E Poe stesso scrive, rabbrividendo "La mia tristezza è inesplicabile."
Tre giorni passano. Ma, all'alba del quarto, Maria Clemm riceve una fulminea notizia. Edgar è morto, di delirium tremens, nell'ospedale di Baltimora: il 7 ottobre 1849.
Subito dopo, comincia la gazzarra della stoltezza e della malignità. Tutti gli scrittori mediocri, tutti gli untorelli della penna si strizzano il picciol cerebro per trovare e sfrecciare contro il sublime scomparso gli epiteti più trafiggenti.
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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore 1924
pagine 58 |
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