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      Ma l'anima del poeta è come l'anima del fanciullo. Anche i bimbi ascoltano avidamente le narrazioni di misteri impersonati in evanescenti figure di fate, in orridi ceffi di orchi, e poi, fra le tenebre, nella solitudine del lettuccio, rabbrividiscono a ogni soffio di vento, che scuota le imposte delle finestre, a ogni bussare di tarlo nei mobili. Un'anima molto sensibile, che indaghi il Mistero, non può sottrarsi alle insidie del terrore. Ma qui, in questo morboso campo di creazione artistica, ci troviamo, appunto, di fronte alla maggiore, alla più intima originalità di Edgar Poe.
      Egli è terribilmente moderno. La sua opera rispecchia i tempi nostri in ciò, ch'essi hanno di tragicamente tenebroso, nella spaventevole conseguenza di una vita troppo movimentata e troppo intensamente vissuta: la nevrosi. Poe è il pioniere di questa insondabile malattia, che tormenta l'umanità moderna, raffinata e in pari tempo logorata dalla cultura enciclopedica, dal progresso materiale e dalle febbrili preoccupazioni di un'epoca sempre più assetata di scoperte scientifiche e pratiche, le quali possano sempre maggiormente agevolare e, quindi, accelerare il ritmo dell'esistenza. Per questo, l'arte di Poe dominerà la letteratura modernissima e influirà sovra i poeti sommi, da Baudelaire a Swinburne. Prima di lui, lasciati da banda gli scrittori mediocri, come Anna Radcliffe e Lewis, un solo autore aveva tentato di penetrare nel segreto dell'anima moderna, irrequieta e nevrotica: Hoffmann.


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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore
1924 pagine 58

   





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