Se, al contrario, gli occhi discerneranno la buca del suggeritore e la sottil linea d'ombra, che divide la parrucca dalla fronte degli attori, recitiamo pure il confiteor e dichiariamoci scettici. Ma, attenti a non cadere in un inganno! L'anima lirica e la lagrimuccia, caduta giù da due oneste ciglia, non sono ancora poesia, come non è affatto umorismo il sorriso, che ha sfiorato le labbra mentre il degno Shylock fingeva di strapparsi i peli di una barba prolissa quanto posticcia. E dunque? E dunque, lo scetticismo diventerà arte solo se sarà tramutato, da gelido sterpeto di raziocinii, in viva fiamma di sentimenti. E se l'azione scenica e lo stesso nostro scetticismo saranno da noi sentiti come un'allegra beffa, la nostra penna emulerà quelle di Aristofane e di Rabelais; e se la beffa ci darà la profonda amarezza, che si prova guardando, dopo un roseo sogno, la bigia realtà, diventeremo un Luciano o un Voltaire; e se, infine, un urlo di sacra collera proromperà dal nostro cuore deluso, potremo esser certi di diventare, presto o tardi, un Giovenale o uno Swift.
Ma c'è un temperamento in cui, come l'olio sull'acqua, lo scetticismo galleggia sovra un fondo lirico: e i due elementi, fusi assieme, creano la suprema arte umorista, dal Don Chisciotte al Sogno di una notte di mezza estate, dal Viaggio sentimentale di Sterne a Orione di Ercole Luigi Morselli.
Edgar Poe è maestro in tutte queste varie forme di umorismo. Acrobatici giuochi di risate appaiono le sue burlesche novelle La settimana con tre domeniche, Gli occhiali, Sei tu il colpevole.
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Edgar Poe
di Pierangelo Baratono
Formiggini Editore 1924
pagine 58 |
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