Un'ombra secolare si è addensata intorno a quelle abitazioni, sporcando i muri, penetrando nell'interno di esse a imprimervi il segno indelebile della miseria. Al chiaro di luna poi, il quartiere assume un aspetto fantastico e medioevale. È la sua bellezza, questa; poiché ogni cosa ha i suoi momenti felici. Il raggio lunare spiovendo su quella deformità la rende piacevole; esso lista di bianco gli spigoli e le sporgenze, bagna i tetti con la sua benefica rugiada luminosa, fa risaltare il grottesco complesso di quelle mura e dona a tutto un'impronta di mistero e di poesia. Il nottambulo, allora, può dal muraglione di via Fieschi sprofondare lo sguardo in quel blocco di case e rimanere per un istante affascinato dalla stessa irregolarità dell'insieme, dalla dolcezza quieta della luce lunare e da quel puro squarcio di cielo, frastagliato e quasi lavorato a traforo dalla linea spezzata delle case più alte.
Ma l'anima del quartiere, la sua vera vita occorre andare a cercarla pel labirinto dei vicoli. Quegli edifici, che appaiono a distanza come aderenti uno all'altro, e uniti in una massa deforme, sono intramezzati da un dedalo di viuzze. Un numero considerevole di salite, vicoli, piazzette, scalinate divide l'insieme e s'insinua per ogni luogo come un esercito di serpentelli. Non c'è viuzza, ove tre uomini possano camminare sovra una sola fila; in alcune, la strettezza è tale, da obbligare il viandante solitario a urtarsi coi gomiti nelle opposte pareti delle case. Sono gole, fori di ombra, che si aprono ad ogni svolta.
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Fieschi
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