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      Ebbene, il vecchio visionario era lui, proprio lui, e ora compieva la sua missione a traverso il vento e le ombre, facendo risuonare per quei vicoli il suo passo incerto e pesante, in mezzo al fischiare e all'urlo dell'uragano. Un brivido gli percorreva il corpo, una specie di paura e un desiderio insieme d'essere veramente lui il misterioso viandante della notte. Sentiva il proprio cuore battere violentemente ed aveva anche un po' freddo, specialmente alle mani ed ai piedi. Si fermò un momento a spiare se qualcuno sopraggiungesse.
      Ma il vento lo incalzò subito e lo sospinse innanzi. E s'egli fosse condannato davvero a camminare eternamente per l'ombre della notte? A un tratto, al chiarore tremolante di una lanterna, un'ombra più densa delle tenebre circostanti si delineò, prese l'aspetto di un vecchio alto e magro, con un largo cappello calato negli occhi.
      Storno cacciò un urlo e si addossò al muro. L'ombra scomparve rapidamente. Quando potè riacquistare un po' di calma, Storno scosse il capo, ridendo. Pazzie del momento! Eppure gli rimase nel cervello il vago sospetto che quell'ombra fosse vera e che appartenesse a un altro vecchio vagabondo, che non era lui, ma che gli somigliava nel destino.
      Andò ancora avanti, borbottando fra i denti uno scongiuro. Giunse in tal modo innanzi al primo arco del ponte di Carignano. Esso si profilava al lume del gas col grande sviluppo delle mura massiccie copriva con un gesto protettore un abisso di tenebre, che ingombrava tutto lo spazio vuoto fra le due braccia dell'arco e si allungava poi sul terreno a nascondere una parte del breve ripiano e le sinuosità del muricciolo, che limitava la strada.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





Storno Carignano