E a volte lo Storno si sentiva ingigantire, il corpo allungato da una misteriosa potenza, da un soffio interno dissolvitore, e credeva di poter riempire col petto vastissimo quello spazio e di poter spiare, a traverso i ferri della ringhiera del ponte, il mare e la doppia fila di lumicini attorniante il golfo di Genova. A volte, invece, diventava piccino, quasi invisibile, compreso sotto il peso e lo spasimo di più mani pesanti e fredde, che gli schiacciavano le membra assottigliandole, riducendole microscopiche sotto la loro azione di strettoi.
Non resse più all'incubo e si alzò barcollando. Uno strido suonò alle sue orecchie, in quel momento; poi una risata beffarda. Dinanzi agli occhi gli balenò una mano insanguinata e un corpo nudo di donna, arrossato dal sangue, che subito sprofondò nell'ombra. Il vecchio volle gettarsi innanzi, ancora correndo, giù per la scalinata Santa, ripida e tenebrosa.
In quell'istante una mano lo afferrò pel camiciotto.
IV
Cameratismo da ubbriachi
Il vecchio irrigidì come se fosse stato colpito da una paralisi. Pure, ebbe ancora la forza di volgere la testa indietro. Una donna si teneva in ginocchio ai suoi piedi, una mano appoggiata sul terreno, e l'altra afferrata al camiciotto di Storno. Era una creatura di circa trent'anni, magra, ancor bella malgrado il colore terreo del volto e sotto i cenci del suo vestito. Aveva i lineamenti ossuti, la bocca piccola e livida, gli occhi luccicanti, fissi con una strana espressione di curiosità sovra il vecchio.
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