Ma la parte più caratteristica di quella creatura era il viso, quasi interamente nascosto da una chioma lunga ed incolta, spiovente sulle orecchie e lungo la fronte e da una barba ispida e nera, che gli scendeva sul petto, sormontata da due baffi a grondaia. Soltanto gli occhi, vivi e penetranti, e il naso dalle narici larghe sostenenti qualche bitorzolo ricco di peli, si potevano scorgere su quell'inviluppo di capelli e di barba.
— Sei tu Pinzi?, lo apostrofò il vecchio. Lo sai? Ho messo famiglia.
L'uomo, da Storno chiamato Pinzi, seguitava a ridere, mostrando una boccaccia larga, munita di due solide e bianche file di denti. Infine, chiuse le formidabili mascelle e si asciugò gli occhi col rovescio delle mani.
— Sì, ho messa famiglia, seguitava Storno, e te la presento nella persona della mia figliuola adottiva, la signorina Scarpette. Il Pinzi accennò un breve inchino.
— Ne ho piacere, disse con la sua voce un po' cavernosa, ma dolce; ne ho molto piacere. La tua età è appunto quella che ha maggior bisogno di un conforto e dell'aiuto di una giovine figlia. Io stesso ho dimostrato, parecchi anni or sono, in un mio articolo, che all'età di quarant'anni bisogna ammogliarsi, a sessanta anni occorre adottare un figlio, se non se ne hanno.
Estrasse da una tasca interna un fascio di giornali, che si diede a scorrere febbrilmente. Infine ne scelse uno, lo piegò a una colonna e lo pose sotto il naso di Storno.
— È il mio famoso articolo, borbottò, che mi ha procurata la commenda dei Santi Maurizio e Lazzaro.
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