Egli era convinto di venir considerato come un grande scrittore e un grandissimo pensatore e ogni giorno buttava giù, sopra pezzi di carta trovati per via, certi suoi scarafaggi di scrittura, zeppi d'errori d'ortografia, ch'egli considerava come articoli importantissimi e che s'illudeva di veder pubblicati sovra i giornali più importanti d'Italia.
Del resto, le sue stesse bizzarrie e anche quel continuo sfogliare vecchi giornali e quell'atteggiamento da profeta gli avean procurato un certo rispetto e molta considerazione da parte dei suoi compagni di miseria, fra i quali era compreso lo Storno.
— Un uomo d'ingegno, avea concluso costui nel suo discorso alla signorina Scarpette; ma un disgraziato, al quale la fortuna non ha mai fatto buon viso. Altrimenti, sarebbe davvero, a quest'ora, qualche pezzo grosso del giornalismo!
— Non importa, gli avea risposto Scarpette; è un tipo molto simpatico!
VI
Tre creature in un nido
Da quel giorno la vita prese un altro aspetto per quei tre miserabili. Il vecchio Storno aveva adottata solennemente la donna e la vegliava come un tesoro. Da un pezzo egli non aveva provate le gioie di un'affezione, che gli ricordava per molti lati quella un tempo provata per la moglie prima dello spaventoso delitto, del quale era rimasta vittima la povera donna. Qualche volta si poneva a piangere, più per tenerezza, che per dolore.
Ma quelle nubi leggiere venivano subito dissipate da un sorriso o da un bacio della signorina Scarpette. Questa meretrice riscattata da un attaccamento figliale aveva subito adottato di buon grado il nuovo genere di vita, che le imponeva il vecchio.
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