Per ora, non mi sento il coraggio di affrontare un argomento, che mi ricorda tanto il mio passato.
Si fece pensierosa e chinō il capo verso terra. Il Pinzi borbottō qualcosa fra i denti; poi, ficcato il cappellaccio sugli occhi, usci senza parlare, chiudendo rumorosamente la porta dietro di sč.
Bastarono pochi giorni a stabilire fra i due la pių grande intimitā.
Anche Storno osservava con compiacenza lo svilupparsi di quel reciproco affetto. Soltanto, in una donna sensuale, come era Scarpette, la simpatia si volse presto in amore. Essa provava per quel filosofo vagabondo una devozione, mista a passione. Le sembrava pių che un uomo, un essere eccezionale nato veramente a rendere gli uomini buoni intorno a sč. Nell'intimitā forzata di quei tre esseri essa, sempre donna, faceva la parte dell'osservatrice. Aveva compresa subito la debolezza dello Storno e la forza misteriosa del Pinzi. Non per niente i pazzi vengono venerati, fra le creature deboli e nelle tribų selvagge, come ispirati da Dio. Inoltre, essa esaminava, vedendolo nudo ogni mattina e ogni sera innanzi a sč, con quella mancanza di pudore che le esigenze della vita impongono, il torso robusto e il corpo peloso e gagliardo di quell'uomo. Le avevano preso un lettino in ferro; ma spesso, la notte, essa pensava sospirando che le sarebbe stato molto pių grato di poter passare quelle ore sul vecchio pagliericcio del Pinzi col viso appoggiato su quel largo petto irsuto. Una volta, punta da un gran desiderio di franchezza, glielo disse.
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