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      Il Pinzi ebbe un breve guizzo per le vene; ma poi si calmò subito e, allontanando dolcemente quelle braccia femminee, che già gli si tendevano disse in tono reciso:
      — No, figliuola. La mia missione è segnata da qualcosa di più potente del tuo amore e della mia carnalità. Mi è proibito di amare in modo diverso da quello, ch'io vo predicando; mi è proibito di distinguere una donna fra tutte le creature umane. Gesù Cristo me l'ha insegnato: non v'è che un amore al mondo, quello universale, eterno, per quanti hanno volto umano e intelligenza.
      Scarpette non osò insistere. Essa vedeva quell'uomo troppo grande nella sua immaginazione, per osare di arrampicarsi sul piedestallo. In quei giorni, appunto, cominciò a bazzicare per casa Pipita, l'adolescente corrotto e precoce, che pose subito gli occhi addosso alla donna e non dovè faticare molto per ottenerne il possesso. Infatti, la signorina Scarpette resistè poco tempo alle lusinghe di quel viso, già segnato dalla depravazione, ma appunto per questo più suggestionante per una fantasia femminile.
      Storno e il Pinzi si accorsero subito della tresca che si svolgeva sotto il loro tetto, ma non osarono parlare, il primo per paura di veder dileguato a un tratto il suo sogno, il secondo per rispetto alla volontà umana e al capriccio della sorte.
      Una sera i quattro si trovavano riuniti intorno a un tavolo in un'osteria di vico dritto di Ponticello.
      Pipita aveva invitati gli amici a bere, con certi suoi guadagni straordinari, probabilmente derivanti da un losco mestiere.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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