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      L'adolescente era in vena di parlare. Cominciò ad alludere alla famosa notte, nella quale Storno aveva conosciuta la signorina Scarpette. La donna gli teneva gli occhi fissi in volto, seguendo il movimento delle sue labbra con un'espressione mansueta di amante soddisfatta nei sensi. A un tratto, allorchè Pipita alluse alla risata sinistra, che aveva sconvolto il vecchio, essa balzò in piedi.
      — Come rideva quell'uomo, dimmi come rideva, interrogò.
      — Oh! In un modo un po' bizzarro. Come le iene, dice l'amico Storno. Per me, ho sentito dei selvaggi nelle fiere ridere con le stesse intonazioni di voce.
      Diede una scrollata di spalle e sogghignò:
      — Sciocchezze! Storno quella sera non aveva la testa a posto; ecco tutto. Del resto, ho seguito quel gruppo di signori ed ho osservato che chi rideva era un bizzarro ometto, un po' gobbo e con un gran testone coperto da lunghi capelli rossi.
      Scarpette lasciò udire un gemito. Gli occhi le si erano sbiancati, le membra le tremavano. Dalle labbra convulse uscì come un urlo soffocato:
      — È lui! È lui! Sono perduta!
      I tre uomini le furono intorno, cercando di calmarla e non comprendendo quell'accesso di nervi. La crisi passò presto. Un bicchierino di acquavite contribuì a far ritornare la calma in quello spirito turbato. Infine, la donna potè dire:
      — Sono certa che è lui. Ma non importa! Voi mi nasconderete, non è vero? O piuttosto, aiutatemi a scovarlo. Egli mi ha fatto un gran male, ma sa dove si trova adesso mia figlia!
      — Una bambina?, interrogò il Pinzi meravigliato.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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