Costui era di un umore feroce. Mormorava qualcosa fra i denti, ma non osava parlare ad alta voce. Alla fine si decise.
— Sai? Non si può tirare innanzi, così. Nessuno di noi ha tanti quattrini da pagarsi un litro di vino. Tu dici di amarmi; provalo. Sarebbe tanto facile e tanto comodo! Di gente stupida ce n'è un'infinità in questo mondo. Tu, poi, sei sana e anche bella!
Egli aveva ragione. La signorina Scarpette in poco tempo aveva ripreso un aspetto florido di giovinezza. Eran quasi sparite le angolosità del viso e il corpo si era coperto con uno strato sufficiente di adipe. Nell'udire le parole del ganzo essa non ebbe un momento di ripulsione. Era già tanto abituata a sentire simili proposte dai proprii amanti! Soltanto, mormorò:
— Non oso. Ci sono Storno e il Pinzi.
— A quelli penserò io. Saprò ben indurli alla ragione. Eppoi, non ti dico di far la vita della stracciona. Se vorrai, potrai presto trovare un posticino comodo in casa di qualche vecchio. Qualcuno ne conosco e potrò esserti utile.
Quel piccolo mostro non si aspettava tanta condiscendenza da parte della donna ed era soddisfattissimo nel vedere accolta senza obiezioni la propria proposta. La facilità dell'amante gli fece balenare di un tratto, innanzi agli occhi, un avvenire lucroso. Pesò con lo sguardo quel corpo di donna e sembrò apprezzarne le doti fisiche.
— Questa notte devo portare qualcosa a un signore, continuò dopo un minuto di silenzio. Vuoi venire con me? Ti farò passare per mia sorella. L'avventore sarà soddisfatto.
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Scarpette Storno Pinzi
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