Ci sono i gaudenti, negozianti, ufficiali di bordo, forestieri, che vengono a frotte ad annusare le femmine, fanno crocchio intorno ad esse, s'impossessano dei tavoli, gridando e ridendo, sicuri, nella loro profonda ingenuità, d'essere i veri padroni del locale. Sono marionette, che, in luogo dei fili, hanno la sensualità e che allargano le narici innanzi a un seno muliebre e lo stomaco davanti a una buona pietanza.
Finito il pasto contrattano, con quella falsa sicurezza che dà loro la quotidiana pratica di affari e che è completamente spostata in questi casi, ove la mercanzia non ha prezzo e appunto per tale ragione la eleva smisuratamente. La furberia dell'affarista, per quanto esercitata, deve sempre cedere, per ciò, innanzi alla scaltrezza ed alla sfacciata presunzione della prostituta, che sa dieci avventori pronti ad accettarla a patti anche molto onerosi, tanta furia di libidine impregna quel pestifero ambiente.
Ci sono, abbiam detto, per ultimi i curiosi, giornalisti, letterati, artisti, che si fermano più degli altri, fan più rumore di tutti e se accompagnano a casa una donna si guardano bene dal pagarla.
Nemmeno costoro, se abitudinarii, sono molto simpatici. In generale si tratta di poveri cervelli malati e pieni di sofisticherie con la propria coscienza e col mondo, di corpi deboli, rovinati lentamente dal vizio. Vanno lì come a un ufficio, adempiono la loro funzione di nottambuli, perdono coscienziosamente la notte, poi tornano a casa, all'alba, coi fianchi rotti, la testa pesante, incapaci di pensare e di agire.
| |
|