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      Prima di insediarsi al «Catenaccio», il Circolo avea fatte campo alle sue prodezze gioconde tutte le strade di Genova. Spesso, pel passato si poteva incontrare la comitiva a ore molto mattutine, radunata in crocchio intorno ad un socio ad ascoltare la proposta di qualche poderoso scherzo o geniale mistificazione. I portinai specialmente temevano le gesta del gruppo.
      Più d'uno fu vittima della fertile fantasia di Giorgio Perroni, il quale soleva dire che il mondo, senza mistificazioni, sarebbe stato un troppo lungo sbadiglio.
      Il «Catenaccio» aveva finito con l'accoglierli nelle sue troppo facili braccia. In quelle sale piene di rumore e di tavole apparecchiate il Circolo dei Nauseati formava ambiente a se, non interessandosi del movimento, che lo circuiva, se non in quanto questo poteva dargli materia di giuoco e di risate.
      Le donne erano specialmente attratte da quei gaudenti curiosi, che poco potevano loro offrire, ma che le rallegravano con gli scherzi e le arguzie.
      Del resto, il Trincia era il don Giovanni della compagnia e si incaricava ogni notte, con la sua voce tranquilla e dolce, di affascinare qualche nuova bellezza e di far valere con essa la virilità di tutta la comitiva. In tal modo, fra l'amicizia delle donne e l'indifferenza benevola degli uomini quel gruppo di spensierati passava le sue notti con quell'allegria, che gli consentivano le poche finanze generali e la molta espansività giovanile.
      Adriano De Sorenny, che era l'arguto della compagnia, trovava le belle frasi e i giochi di parole più adatti a mantenere gli amici in uno stato di beatitudine molto terrena.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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