La disgrazia e la gioia si leggevano di colpo su quei volti, disfatti e sciupati dall'orgasmo continuo. Lo strano si era che quelle creature, in apparenza avide di guadagno, erano sempre pronte, alla prima vincita ragguardevole, a coprire d'oro qualche elegante donnina e a spendere in un giorno quello, che un'ora di fortuna aveva loro procurato.
Maglino, che si divertiva ad istruire Augusta sopra la vita e i personaggi, che le sfilavano innanzi, soleva dirle col suo solito sorriso di uomo soddisfatto:
— Vedi bambina; tutte quelle persone, che si muovono nel salone ed hanno un'apparenza così distinta, non valgono più delle marionette, che il burattinaio fa muovere a sua posta. Teste di legno e borse scucite, capisci?
Le parole del sarto rendevano pensierosa la bimba, che, posta brutalmente al cospetto della realtà, non sapeva conciliare la propria fanciullesca ingenuità con la volgarità di quanto la circondava. Pure, le lezioni giovavano a quel piccolo cervello, che si avvezzava in tal modo, a poco a poco, a farsi un esatto concetto degli umani rapporti e a vagliare prematuramente il valore degli uomini.
Della signora Sofia il Maglino non parlava mai con la bimba. Del resto, costei, se non provava troppo amore per la madre, pure aveva verso di questa un'affezione e una tenerezza, motivate dall'abitudine e dal sentirsi spersa in mezzo a un mondo sconosciuto e indifferente, ove due sole persone avevano cura di lei, la mamma e il sarto.
A quest'ultimo Augusta si era attaccata, come una bestiolina al proprio padrone, e, malgrado l'apparenza grottesca dell'individuo e il suo sarcasmo continuo, aveva imparato ad amarlo.
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