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      Si alzarono e lentamente rifecero il cammino già percorso, senza scambiar più fra di loro una parola.
      Il domani Maglino partì senza salutare nessuno. Augusta era rimasta profondamente colpita dalle frasi del vecchio amico. Essa pensava al mistero che circondava la vita propria e della mamma, nè sapeva astenersi dal rimpiangere il suo destino, che la poneva ancor debole fra le mani del caso, senza altro appoggio se non quello di un grottesco compagno di passeggiata. Alla madre non voleva confidare i suoi dubbi e le sue amarezze, poichè, dopo le parole del sarto, sentiva verso di lei un principio di ripulsione. Essa cominciava a diffidare di quella donna espansiva dagli occhi dolci e dal sorriso beffardo.
      Un giorno, in cui, sola e immersa nei propri pensieri, ella si trovava sulla via provinciale, che da Ruta conduce a Camogli, udì a un tratto la voce di un uomo che la interrogava:
      — Perdoni, signorina. Saprebbe dirmi se mi trovo sulla buona strada per giungere alla badia di San Fruttuoso?
      La voce era rude ed imperiosa, ma ingentilita da un certo tono mellifluo, che ne temperava l'asprezza.
      Augusta alzò il viso. Innanzi a lei, a capo scoperto, c'era un signore sui venticinque anni vestito con molta distinzione. Aveva un corpo piccino e magro, le spalle un po' curve, la testa incassata fra queste, un testone curioso dalle mascelle larghe e dalla fronte altissima, che sormontava due occhi grandi e penetranti. L'uomo possedeva, inoltre, un naso fine ed aristocratico, una bocca larga e sottile, col labbro inferiore un po' pendente e con una strana espressione felina e altezzosa, e una ricca chioma crespa e fulva.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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