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      La fanciulla, commossa da quell'angoscia, che le si rivelava pienamente, gli fu subito vicina.
      — Signor Dario, che fa? Si rincuori! Ella è un uomo e malgrado il dolore sa comprendere l'ineluttabilità del destino e la vanità delle lagrime! Orvia; vorrei conoscere la causa del suo pianto, per poterle recare quel poco conforto, che mi consentono le mie forze e la mia età.
      — Perdoni, signorina. Non avrei dovuto lasciarmi vincere dalla tristezza. Ma questa passeggiata mi ha ricordato, a un tratto, l'episodio più spaventoso della mia vita. Perdoni, perdoni ancora d'averla fatta assistere a un momento di debolezza.
      Rasciugò le lagrime e tentò di sorridere. Ma gli occhi avean sempre l'espressione dell'angoscia più cupa e le labbra invano cercavano di frenare i singhiozzi.
      — Si faccia animo, signor Dario. Vorrei essere una sorella, per avere il diritto di consolarla.
      — Ella è più che una sorella per me. Non avrei dovuto ricordarmi il passato in sua presenza! Ma è stato più forte di me!
      — Perchè non mi mette a parte delle sue pene? Potrei, forse, come donna, trovarle qualche sollievo.
      — Grazie delle sue buone parole, signorina. Ma non oserei mai raccontare a lei, che è tanto gentile, l'orribile sciagura, che mi ha colpito.
      — Perchè? Non ha detto Ella stesso ch'io sono per lei una sorella?
      — È vero. E più ancora. Ma appunto per questo...
      — Via! Voglio sapere tutto. Ella non deve tenere per se un dolore, che, diviso fra due, le sembrerà, certo, più leggiero.
      — Sia com'Ella vuole. E mi perdoni fin da ora se le recherò affanno col mio racconto.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





Dario Dario