Anche il vecchio banchiere corteggiava la ragazza, ma col tatto di un uomo, che non si sa bello e che, per compenso, si conosce molto ricco.
Un giorno le propose, con frasi velate, di rapirla a sua volta. Essa rimase un istante sbalordita, poi scoppiò in una risata un po' amara. Il vecchio, punto sconcertato, reiterò la sua proposta più chiaramente promettendole un magnifico appartamento e denari a volontà.
Augusta si contentò di alzarsi ed uscire dalla sala. La sera disse a Dario quanto era accaduto. Costui parve contrariato e borbottò fra i denti:
— L'imbecille!
Poi, le promise di liberarla dalla presenza del banchiere. Il domani Renzo Sergenti, trovata Augusta sola, come il solito, le disse:
— Avrei da proporvi un piccolo svago, che dovrebbe riuscirvi caro, dato il vostro continuo isolamento.
— Dica, signor Sergenti.
La ragazza non si era ancora potuta abituare a quel «voi» cerimonioso e in pari tempo famigliare, che è d'uso comune nei discorsi, che si rivolgono alle così dette mantenute.
— Ecco! Si tratterebbe di venire con me ad una festa, alla quale prenderanno parte molti Borsisti di Genova con le loro amanti.
— Impossibile! E Dario?
— Eh via! Ne ho già parlato al Cerruti! Egli è contentissimo che voi veniate con me, dispiacente solo di non potervi accompagnare in persona.
— E perchè?
— Gli affari, cara mia!
Il Cerruti, sopraggiunto in quell'istante, aggiunse le sue preghiere a quelle del Sergenti.
La notte seguente, verso le undici, Renzo condusse la ragazza in un ritrovo di via David Chiossone, ove eran già radunate molte persone.
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