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      Ma si trattenne. Nessuno di quei bruti avvinazzati e sensuali la avrebbe aiutata.
      Quanto alle donne, esse la guardavano già con un po' d'invidia. Tutti nemici essa aveva intorno. Così, almeno, le parve.
      Il Sergenti continuava a parlarle. E se fosse vero? Se Dario fosse veramente stanco di lei? Ebbe paura e istintivamente si attaccò al braccio del Sergenti, che prese il gesto per un assenso.
      — E poi? Volete voi sprecare la vostra bellezza con un impotente?
      — Dario impotente? Non è vero!
      — Ve lo giuro. È cosa provata. Egli ha avuta una orribile malattia, che gli impedirà per sempre di aver figli. Non è più un uomo!
      — Non capisco, balbettò Augusta.
      — Non comprendi? Egli può possederti, ma non fecondarti. Se tu sarai sua moglie, un giorno, cosa molto difficile, non avrai nemmeno la consolazione di un bambino.
      Il Sergenti toccava tutte le fibre di quel cuore di ragazza, provando a smuoverlo sempre di più in suo favore. Lo Champagne, intanto, continuava a traboccare nelle coppe e a scendere nelle gole assetate degli uomini e delle donne. Anche Augusta ne beveva, malgrado l'amarezza interna, spinta da un prepotente bisogno di ebbrezza. Infine, provò pel corpo uno spasimo, sentì lo stomaco stretto, oppresso da un gran peso. Anche la testa era diventata pesante. Il Sergenti si avvide di ciò e si affrettò a condur via quella creatura, portandola in un suo quartierino. Soltanto il domani la riaccompagnò in casa del Cerruti, consegnandola all'amico ancor tutta stordita dagli effetti del vino. Essa non ricordava più nulla, neanche di essere stata posseduta, nell'incoscienza dell'ubbriachezza, dal Sergenti.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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