Quanto al Cerruti, la accolse bonariamente senza chiederle spiegazioni sulla notte passata fuori di casa, invitando, anzi, l'amico, a voler condurre Augusta qualche altra volta a quei banchetti.
XIII
Un dramma fra quattro mura
Soltanto pochi giorni dopo il Sergenti disse brutalmente ad Augusta di averla posseduta, connivente Cerruti. Una spiegazione spaventosa avvenne, la sera, fra i due amanti, nella quale il Cerruti, deposto ogni finto sentimento, finì col dichiarare alla ragazza che era seccato di lei e del suo amore e che non poteva liberarsi dal peso della sua presenza solo, perchè temeva di veder svelato al mondo il suo delitto e di dover subire la pena del rapimento e dell'intrigo ordito con una quindicenne.
— Andrò via da questa casa, gli disse Augusta fra i singhiozzi. Non mi vedrai mai più e non sentirai più parlare di me.
— Guai a te, se oserai muoverti. Voglio che nessuno possa riconoscerti. Devi rimanere qui, chiusa fra quattro mura, se non vuoi subire gli effetti della mia collera.
Quell'uomo diventava selvaggio nelle manifestazioni del suo odio. Gli occhi gli scintillavano come carbonchi, le labbra si piegavano in una orribile espressione di ferocia e di brutalità. Augusta ebbe paura e, pur lasciando scorrere liberamente il pianto sulle sue guance, non osò più rispondere alle invettive di Dario.
Da quella sera cominciò una vita di tormenti e di ansie per la povera rinchiusa, che non poteva più vedere nemmeno il Sergenti. Essa la subiva rassegnata, avendo solo a muta testimone delle sue pene la cameriera.
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