Essa introdusse i due in un salottino angusto, ingombrato da un tavolo e da poltrone, ove, dopo pochi istanti, entrò la padrona di casa.
Costei era ancor giovane, probabilmente sui venticinque anni, e sarebbe sembrata bella, se non avesse guastata la grazia del viso una cert'aria contadinesca e scaltra, che rivelava a primo colpo d'occhio l'avventuriera volgare. Alta e piuttosto grassa, almeno in apparenza, essa rappresentava quel tipo di bellezza robusta, che maggiormente prediligono gli uomini. Però aveva la carnagione un po' sciupata e le giunture delle membra non troppo fini, difetto, quest'ultimo, da attribuirsi allo sviluppo eccessivo del sistema osseo, che appunto dava l'illusione della pinguedine.
Aveva i capelli castani, morbidi e raccolti in gruppo sul cranio, gli occhi vivi e penetranti, il naso e la bocca piccoli e il mento largamente sviluppato.
Parlava con dolcezza, sottolineando qualche frase con un'espressione suggestiva di bontà e di modestia. Renzo Sergenti le presentò Augusta con brevi frasi; aggiunse che si raccomandava alle cure della signora perchè la piccina non avesse a soffrire del cambiamento di vita, ed uscì dopo aver stretta lievemente la mano della ragazza, scansando il suo sguardo inquieto.
Appena uscito il Sergenti, la padrona di casa si rivolse ad Augusta, mostrando sul volto i segni del più grande interesse e della maggiore amorevolezza:
— Cara piccina, le disse, lei mi sembra ancor molto giovane e poco adatta per la vita, alla quale è destinata. Tuttavia, ho promesso al suo amico di proteggerla e di dirigerla nei suoi primi passi, e lo farò, con tanto maggior piacere, in quanto vedo in lei una creatura simpatica per ogni riguardo.
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