Delle altre due, una si chiamava Nelly, l'altra Laurina.
Nelly non era neanch'essa bella, ma possedeva una fragranza voluttuosa e una sodezza di carni, che dovevano eccitare i desideri. Aveva anche una bocca sensuale e uno sguardo languido e in pari tempo indiavolato, atto a scuotere gli uomini nelle più intime fibre. Laurina aveva il volto cereo e delicato di una madonnina, illuminato da due grandi occhi azzurri.
Il suo corpo un po' ossuto piaceva per la mollezza della posa e la finezza aristocratica della linea.
Le tre ragazze parlavano ad un tempo, lasciando stordita Augusta sotto la pioggia ininterrotta di parole.
— Sa, signorina, diceva Nelly; ho lasciato lassù, in camera, un vecchio con un cranio calvo così (e mostrava il dorso della mano). Dorme come un ghiro. Ed io l'ho abbandonato al suo sonno per venire a vederla.
— Sì, sì; anch'io avevo un vecchio, un inglese; ma gli ho detto che la signora Tilde aveva bisogno di me e sono corsa qui.
Così soggiungeva Laurina.
Cessato un po' il cicaleccio, Bettina passò un braccio sotto quello di Augusta e mormorò con un sorriso buono sulle labbra:
— Saremo amiche; vuoi?
In quell'istante di confusione Augusta vide soltanto il volto simpatico, che si piegava sul suo e non potè trattenersi dal gettare le braccia intorno al collo della sua nuova conoscenza e dal darle un bacio forte sopra le labbra.
— Su, su, signorine, a letto; esclamò la signora Tilde. Quanto a lei, Bettina, può rimanere con la signorina Augusta. Le sarà da cicerone e le spiegherà ogni cosa.
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