Un giorno, passeggiando per via Roma a fianco di Enrico Verdugos, scorse sull'altro marciapiede il Maglino. Il cuore le diede un balzo e il sangue le affluì impetuoso alla testa.
Tuttavia seppe dominare la propria commozione e farla passare inosservata agli occhi dell'amante.
Il Maglino era invecchiato; camminava un po' curvo, col suo visetto angoloso volto a terra, appoggiandosi a un bastone.
Augusta ne ebbe una gran pietà, poichè si rimproverava di avere addolorato quella povera creatura, che la aveva tanto amata!
In quei tre anni lo spirito della ragazza aveva ripreso un po' della sua antica fierezza e sentimentalità. Essa tornava a grado a grado al suo passato, immergendosi con gioia nei ricordi degli anni trascorsi fra le colline della Liguria.
Seppe, un giorno, per caso che la signora Sofia Brendel era morta. Non se ne afflisse troppo, poiché, con la sua nuova esperienza, poteva giudicare abbastanza rettamente, adesso, l'animo della madre. Soltanto, un dubbio la tormentava e anche una specie di fosco presentimento. La sua famiglia, infatti, aveva subìto gli assalti di uno strano destino. Il padre era morto suicida; quanto alla madre, si diceva ch'essa fosse stata trovata, una mattina, col corpo contorto in una strana convulsione, irrigidita in quella orribile posa e coi segni nel volto di uno spasimo atroce. Si era parlato di un avvelenamento senza poterne scoprire gli autori. Questo la impensieriva. Che cosa preparava a lei l'avvenire? Quale morte tragica l'avrebbe sorpresa?
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