La sua sorte era decisa.
XVI
La caccia ai nottambuli
Da quella notte Augusta cominciò a battere i marciapiedi per cercare gli avventori. Ormai, nessuno più la conosceva se non come la signorina Scarpette, nome che le veniva dato per derisione e in segno di spregio. Essa ben presto conobbe quelle sventurate, che, obbligate come lei a procurarsi giorno per giorno il guadagno, trascinavano la propria vita tra le umiliazioni e i disgusti. Quasi tutte avevano un amante del genere di Carlo Bruni. Nessuna o poche se ne lagnavano; in generale, lo subivano come un male necessario e come una specie di sollievo brutale nella volgarità dell'esistenza loro.
Fra quelle donne molte avevano conservato un cuore buono, intristito più in apparenza che in realtà dal commercio continuo di sè stesse, dalla caccia al denaro e dalle lunghe soste agli ospedali. La prostituzione ha le sue oasi, molto rare, ma ancor più simpatiche, appunto perchè appaiono in un terreno ripugnante.
Esistono, al di fuori della solita vendita di carne umana, certe relazioni strane e misteriose, fatte di affetto profondo e di reciproche concessioni, che meravigliano il più scettico osservatore. Da un attento esame della prostituzione bisogna, talvolta, concludere che, in essa, l'uomo assume la parte peggiore, sia ch'egli compri brutalmente la merce, che gli si offre, sia che ne approfitti, ricambiando l'amore col furto e con la vigliaccheria.
Carlo Bruni era un campione tipico della canaglia mascolina. Egli viveva beatamente alle spalle di Augusta, battendola spesso, più spesso ancora gettandola fra le braccia di ogni genere di avventori, dal marinaio avvinazzato al negoziante ipocrita.
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