Ma minaccia di che? Quali pericoli potevano sovrastare il capo e la vita del Perroni e dei suoi amici? Per quanto si sforzasse di rendersene ragione, costui non poteva immaginarli.
Tuttavia, malgrado la puerilità del fatto, egli comunicò la lettera ad Augusta, che divenne pallida e mormorò:
— Oh! Egli è molto crudele! Ho paura di lui.
Poi, circondò con le braccia il collo del Perroni e nascose il viso sul suo petto, piangendo. Giorgio fu presto a rialzarle la testa e, vinto dalla tenerezza, non potè trattenersi dallo sfiorare con le proprie labbra quelle un po' tremanti di Augusta.
In quel punto sopraggiunse il Pinzi, che vide la scena rapida, ma non disse nulla, limitandosi a rincantucciarsi in un angolo della stanza, col viso nascosto fra le mani.
Augusta e Giorgio non badavano a lui. Essi si guardavano vicendevolmente negli occhi, che avevano lampi di desiderio. Pareva che quella donna fosse trasfigurata, ringiovanita e depurata dal suo nuovo amore.
La passione, adesso, le metteva barbagli di felicità sul volto.
Un brivido piacevole scorreva per le membra dei due. Probabilmente, si sarebbero posseduti fin da quell'istante. Ma una voce li riscosse dal loro sogno.
— Ohè, ragazza, chiamava Storno dalle scale. Ho novità da raccontarti.
Il vecchio entrò barcollando e andò a sdraiarsi sovra un pagliericcio.
— Narrale, Storno; gli chiese il Perroni.
— Presto detto. Ho trovato Pipita e ho voluto farlo cantare. Egli si è mostrato più condiscendente, di quanto credessi. Mi ha detto che l'uomo, da noi cercato, si chiama Paolo Cerruti.
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