Che importa! Sera prima, sera dopo!
Poi, ad alta voce aveva soggiunto, rivolgendosi a Giorgio:
— Se aspettassimo a martedì?
Giorgio si era posto a ridere. Poi tutti e due erano usciti e si erano dileguati nell'ombra.
Intanto il De Sorenny e Storno deliberavano sul da farsi. Visto che, a mezzanotte, nessuno degli altri compariva ancora, decisero di scandagliare la strada e magari anche l'uomo. Allorché furono giunti all'imbocco di quella stradetta secondaria, che taglia in due la via all'Albergo dei Poveri, si videro piombare addosso quattro uomini, che, afferratili rudemente, li rovesciarono a terra impedendo loro di gridare. Qualche lama brillò un istante nell'aria tenebrosa; poi, si udì un gemito. I quattro assalitori scomparvero. Sulla strada giacevan due corpi, intrisi di sangue. Quello del De Sorenny era già freddo e irrigidito. Lo Storno, trasportato ancor vivo all'ospedale, morì dopo qualche ora di agonia senza aver potuto proferire una parola. Il suo corpo era stato trafitto, come quello dell'infelice De Sorenny, da due coltellate.
XVIII
La morte di un vagabondo
La notizia del tragico avvenimento pervenne a conoscenza di Giorgio e di Augusta per mezzo del portinaio del Perroni, che, salito da lui e conoscendolo amico del morto De Sorenny, gli portò i giornali di città. Augusta non potè trattenere le lagrime apprendendo la morte del suo buon Storno; quanto al Perroni, egli ebbe un primo movimento di dolore, subito calmato dalla riflessione. Infatti, la partita diventava seria.
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