Non era più il caso di commuoversi; bisognava agire e colpire quell'uomo, che aveva certo incaricato gli assassini della loro missione.
Augusta lo guardava intimorita, coi grandi occhi velati di lagrime.
Egli si voltò a baciarla dolcemente, rassicurandola con un gesto favorevole. Poi, le disse:
— Resterai con me, non è vero, ora che Storno non esiste più?
Essa assentì col capo, singhiozzando.
— Calmati; non è il momento di piangere. Dobbiamo porci subito in moto, se vogliamo prevenire gli attacchi del Cerruti, il quale, a quanto pare, è tanto malvagio quanto potente. Non importa, daremo forti attacchi anche noi. Il povero De Sorenny e Storno sono le prime vittime in questa faccenda. Sento che ve ne saranno delle altre. Ma non ci voglio pensare, poichè ti amo e poichè so di compiere una cosa giusta e buona, aiutandoti.
In quel momento giunse il Pinzi, che non dimostrò nessuna sorpresa nel vedere i due a letto insieme, ma si rabbuiò ancor di più nel volto. Egli veniva a chiedere informazioni, credendo che anche il Perroni si fosse trovato nella mischia. Quando seppe che i due amanti avean preferito trascorrer la notte nelle braccia l'uno dell'altro, crollò il capo e mormorò:
— È il destino. Voi eravate nati per amarvi. Siate felici.
Si allontanò dal letto barcollando. Aveva nella voce un singhiozzo.
— Pinzi!, lo chiamò dolcemente Augusta.
Egli si volse a quel suono e fece un passo innanzi, per riavvicinarsi, tenendo gli occhi scuri e melanconici fissi sulla donna.
— Pinzi!, ripetè costei, perdonami.
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