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      — Che cosa ti devo perdonare? Ne ami un altro? Tanto meglio per te! A che potevo servirti io, povero giornalista vagabondo?
      Volse di nuovo le spalle, accarezzandosi stizzosamente la barba. Poi uscì, sbattendo l'uscio dietro di sè.
      Tornò dopo due ore. In casa c'era soltanto Augusta. Egli le si presentò umilmente e le chiese perdono del dispetto dimostrato poco prima. Poi se ne andò tranquillo, senza volgersi indietro.
      La sera i due amanti uscirono a braccetto per una passeggiata. Giorgio Perroni aveva procurato ad Augusta un cappello alla bebè, a nastri azzurri, sotto il quale si mostrava provocante l'ovale delicato del visetto. Per via, trovarono due o tre conoscenti dell'antico Circolo dei Nauseati. Essi erano commossi per la morte di De Sorenny; invitarono i due amanti a recarsi con loro in casa di un comune amico, ove si dovevano stabilire solenni funerali all'ucciso.
      L'amico abitava in via Corsica. Di discorso in discorso Giorgio ed Augusta fecero venire le due dopo mezzanotte. Uscirono, allora, lasciando il resto della compagnia ancora in animata conversazione. La notte era meravigliosa. Una leggiera brezza primaverile veniva a carezzare il volto dei due viandanti, mentr'essi si incamminavano verso l'Acquasola. Nel cielo terso e profondo riluceva la luna, diffondendo i suoi raggi intorno a sè e facendoli spiovere a inargentare la terra e a bagnare i tetti e le strade con la sua luminosa rugiada.
      I due amanti eran giunti alla discesa, che porta in piazza Corvetto. La luce lunare ingemmava di barbagli e scintillii le zolle delle aiuole e riempiva d'ombre e di luci ogni sfilare di siepi e di macchie.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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