Ove meno credete, amabile lettore. Genova è piccola e grande ad un tempo. Da Porta Lanterna essa getta il suo fascio di strade sino a Staglieno da una parte e a San Pietro della Foce dall'altra.
A studiarne la carta topografica si riconosce subito, o si crede di riconoscere, la poca probabilità di misteri. Quella rete di strade, di vicoli, di passeggiate pare semplice ed evidente. Eppure, già qualche gruppo fitto di case, come quello descritto da noi nel primo capitolo della «Signorina Scarpette», fa arricciare il naso ad un attento osservatore.
Una città, per conoscerla a fondo, occorre batterla in ogni senso, selciato per selciato.
Nè Eugenio Sue sarebbe riuscito a scoprire un sol mistero a Parigi, se si fosse contentato di esaminarne la topografia a tavolino o le strade con l'indifferenza di un ozioso. Esistono porte, all'apparenza oneste, dietro le quali si allungano corridoi, si sprofondano scale, che conducono a ricettacoli, che nessuno potrebbe indovinare senza un po' di costanza e quell'imperioso istinto, che conduce in traccia del mistero.
Abbiamo detto che l'elemento predominante negli ambienti misteriosi di Genova è quello dei marinai. Perciò, con molta probabilità, dovremo studiare più accortamente i quartieri, che costeggiano il mare, senza escluderne altri, che presentano speciali facilità a sviare ogni sospetto, sia per la loro eccessiva apparenza di onestà e di calma, sia per la loro posizione solitaria e diremmo quasi inespugnabile.
Ripetiamo, Genova misteriosa non presenta un'apparenza sospetta; essa può sussistere in vico Adorno, come in via Assarotti.
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