«Mio Giorgio, non oso più comparirti dinanzi. Ti ho amato e ti amo ancora. Ma non devo più vederti; ti perderei. Non accusare Trincia. È un pagliaccio, che ho lasciato appena sfogato il mio capriccio di una notte. Perdonami. La tua Scarpette».
Giorgio si abbandonò sovra il letto e pianse. Il suo idillio era durato tre mesi.
III
Che cos'è la donna
Noi dobbiamo una spiegazione al lettore, che per quanto fiducioso, non potrà fare a meno di chiedersi: Ma questa signorina Scarpette è un diavolo incarnato? Ohibò; che dice mai, signor lettore! Essa è semplicemente una donna. Non neghiamo che della donna abbia tutti i vizii e poche virtù; tuttavia teniamo a dichiarare che la nostra semi-protagonista non presenta nulla di anormale e tanto meno di diabolico.
Figlia di un padre buono e di una madre capricciosa, essa aveva ereditato la franchezza dell'uno e la volubilità dell'altra. Allevata in un ambiente frivolo, con la sola guida di Maglino, il quale per la sua stessa bizzarria di modi e stranezza di pensieri non poteva reagire efficacemente sulle influenze estranee, portata ancor bimba, a contatto con le rudi realtà della vita, Augusta si era formata un'intelligenza fatta d'impressioni e contrasti.
Forse la vita di campagna la avrebbe afforzata contro la propria indole; ma giunse in cattivo punto il Cerruti a sedurla e a staccarla violentemente dal suo passato.
Da allora, la grossolanità selvaggia degli uomini, il bisogno di trovare aiuto e quattrini, la fantasmagorica successione di compagnie deleterie, le avevano imposto un modo di agire e di sentire adattabile alle circostanze ed alle creature, che la circondavano.
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