Voleva dubitare, credeva vano giuoco della sua fantasia quella specie di persecuzione di un'immagine fanciullesca. E poi, quali difficoltà spaventevoli stavano per sorgere innanzi a lui, che ieri ancora soggiaceva alla seduzione leggiera di una ragazza e oggi si sentiva spinto imperiosamente ad amare la sorella di costei?
Vi fu una burrasca, una scena violenta tra lui e quella creatura, che si era illuso di amare. Ma il domani, libero dall'antica relazione, potè ristare innanzi a una nuova aurora e ad una delicata visione, che, ormai, lo aveva avvinto imperiosamente. Rimaneva un problema. Come conquistare la simpatia di quella bambina, che si era abituata a vederlo a fianco della sorella? L'animo suo gli diceva che in quegli sguardi ingenui c'era già qualcosa di più dell'abitudine benevolente. Gli riuscì facile sincerarsene. Il problema, ormai, sembrava vicino ad una soluzione desiderata.
Ma uno scoglio inatteso si drizzò, a un tratto, innanzi ai passi del giovanotto. La diffidenza, questo tormento inflessibile che talvolta avvelena un'intera vita e distrugge i sogni più vagheggiati di felicità, gli impediva il cammino.
Per tre anni vi fu lotta continua, accasciante, monotona tra lui e l'anima dubbiosa della sua benamata, che scorgeva soltanto i segni del dispetto e del capriccio là, ove regnavano la passione e il tumulto.
Tre anni di angoscia sottile, che rimasero impressi come un'eternità nei due cuori. Le bocche, che tanto volentieri si sarebbero schiuse alle parole più care e avvicinate in un gesto d'amore, non profferivano se non frasi sterili, dettate nella ragazza dal dubbio e nell'uomo dalla necessità di difesa.
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