Il loro viaggio di nozze li aveva condotti nella città ov'io dimoravo. La sposina se n'era innamorata ed aveva facilmente ottenuto dal marito il permesso di soggiornarvi un po' a lungo.
Nel conversare con i due sposi dovetti presto accorgermi che in qualche parte le mie induzioni erano sbagliate. Infatti, l'uomo appariva sempre più bonariamente simpatico, non troppo cortese, ma in compenso franco e dotato di molta generosità e di molta intelligenza.
Quanto a lei, era piuttosto capricciosa e superba. Comandava il marito come un generale i soldati; assumeva spesso un accento autoritario, spesso anche appariva puerilmente cattiva nei suoi capricci. Inoltre, era molto orgogliosa della sua bellezza e della ricchezza del marito.
Finimmo col divenire amanti. Essa mi si gettò nelle braccia un giorno in cui, il marito assente, si annoiava.
Le sue carezze mi apparvero improntate a una sfrenata libidine. Essa si lagnava della freddezza del marito, un po' trasandato, secondo i desideri di lei, nei suoi coniugali doveri. «È un vecchio», diceva sorridendo e accarezzava i miei baffi neri.
Rideva alle sue spalle con certe risate squillanti e lunghe, che, in altre occasioni, mi sarebbero sembrate deliziose. Ma in quei momenti suonava male per me quell'ilarità, provocata dalla bontà di un uomo, che la contentava in tutto e non vedeva nulla.
Lo aveva ingannato prima del matrimonio e anche dopo due giorni. Confessandomi questo essa batteva le sue mani rosee, mostrando i dentini bianchi e fitti. Poi saltava sulle mie ginocchia e mi copriva il viso di baci.
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