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      Ben comprendendo come ogni tentativo pacifico con quel pazzo sarebbe rimasto vano e inefficace, fin dal domani cominciò a meditare una vendetta. Parve l'avesse trovata, e buona, poichè si affrettò a comprare un secchietto di latta, una specie di giocattolo col suo manico per tirar acqua dai pozzi minuscoli, che sanno fabbricare i bambini.
      Un giorno, verso il mezzodì, ora in cui tutti sono occupati a riempire più o meno bene lo stomaco, colmato il suo secchietto di vino generoso, il giovanotto lo calò con infinite precauzioni, a mezzo di una fune, sino a portata del becco del pappagallo. La bestiaccia cominciò ad annusare quel liquido sconosciuto, poi, incuriosita, volle assaggiarlo.
      Pare che il succo dell'uva piacesse al nuovo proselite di Bacco, poichè in breve il secchietto rimase asciutto e venne rapidamente ritirato dal suo proprietario. Gli effetti del vino non tardarono a mostrarsi. Il linguacciuto animale cominciò a sbattere le ali, a muover le zampe disordinatamente e a cantare con voce rauca le più lamentevoli arie del suo repertorio. L'insolito schiamazzo attirò il padrone, che comparve con la sua consueta veste da camera e, visto il pappagallo in tale febbrile agitazione, cominciò a chiamarlo dolcemente:
      — Cicco! Cicco! Povero Cicco!
      Ma sì. Il povero Cicco non si degnava di rispondere e continuava a ballare sulla gruccia snocciolando la litania delle sue bestemmie e fissando il padrone col collo storto e con gli occhietti inteneriti. Alla fine, costui perse la pazienza e, accostatosi all'animale, gli misurò un ceffone.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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