— Questa notte dovremo discorrere a lungo, disse.
Poi, fece un cenno alla moglie, che scomparve come un automa.
Il Maglino si accomodò nel suo solito trono e, accesa una sigaretta, soggiunse:
— Vi racconterò la mia storia e quella del Cerruti. Bisogna che le sappiate anche voi, per potervi regolare.
Bevve un bicchiere di vino e cominciò a narrare.
VI
Storia lugubrenarrata da un allegro personaggio
Nacqui a Napoli, nel retro bottega di una pescivendola. Mia madre esercitava diversi mestieri, fra i quali quello di fornitrice di ragazze a una casa particolare. Ebbe me, probabilmente, da un cerretano girovago, che in quel tempo conviveva con lei maritalmente.
Di costui io non posso ricordare se non gli occhi duri e feroci e il fiato, sempre puzzolente e avvinazzato.
Fino ai sette anni, nulla mi accadde, che meriti d'esser riferito. A quell'età mia madre s'era già staccata dal cerretano e s'era preso una specie di precettore sbagliato per amante. Questi possedeva una certa istruzione ed aveva anche qualche buona qualità, controbilanciata, però, da una libidine sfrenata, che lo faceva assomigliare più ad un satiro, che ad un uomo. Il suo viso grasso e tranquillo, da prete ben pasciuto, inspirava la benevolenza a quanti lo fissavano e così pure i suoi modi gentili e leggermente untuosi, nei quali si scorgeva come la manifestazione di un animo cortese e avvezzo a trattare col mondo. Comandava mia madre, senza mai alzare la voce e pur facendosi ciecamente ubbidire.
Del resto, aveva da fare con una donna buonissima d'indole, e che, malgrado il suo incarico di mezzana di fanciulle, era capace di sentire profondamente e di esprimere con franchezza la bontà e la compassione.
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Maglino Cerruti Napoli
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