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      Le necessità della vita avevan fatto di quella donna, nata per amare e per prodigare i tesori del suo cuore, una creatura bassa e vituperevole, che i ganzi si disputavano e che la società impiegava nelle sue bisogne più turpi.
      A quell'epoca io ero un bel ragazzo, grasso e fresco da far invidia ad un chierico.
      Due mesi di passione mi han ridotto qual mi vedete adesso, caro Perroni. La mia bellezza eccitò l'amante di mia madre, che una notte volle farmi conoscere la differenza, che passa, tra un ariete e un bastione. Ebbi una paura così grande, che, in camicia e senza prendere meco alcun altro indumento, fuggii dalla mia casa nel cuor della notte.
      Appena fuori, l'aria fresca mi calmò un poco e mi indusse a riflettere alle mie condizioni. Se ritornerò da mia madre, io pensavo, quel demonio mi ficcherà di nuovo le sue unghie addosso e non sarà contento finchè non avrà soddisfatti i suoi desideri. D'altra parte, non sapevo dove recarmi. Finalmente, a forza di battere su e giù il selciato, mi ricordai che possedevo un amico, il quale mi avrebbe, certo, accolto con le maggiori dimostrazioni di simpatia.
      Era costui un sarto da donne, che aveva girato mezzo mondo e si era procurata una fama di uomo di spirito e di linguista. Egli balbettava, infatti, il francese, l'inglese e lo spagnuolo e infiorava di solito i suoi discorsi con le più umoristiche frasi e le arguzie più ricercate.
      Mi aveva dimostrata, pel passato, molta benevolenza e spesso mi aveva pregato di accettare presso di lui il posto di garzoncello.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





Perroni